I primordi delle applicazioni informatiche
L'uso delle nuove tecnologie informatiche ha portato grandi cambiamenti nei risultati delle ricerche relative alla storia urbana. All'inizio le applicazioni sono state sperimentate sulla storia quantitativa, che presentava le maggiori probabilità di successo. Esse datano ormai da una ventina d'anni, cioè dalla comparsa sul mercato dei personal computer e dalla loro diffusione capillare all'inizio degli anni '80 del Novecento.
Questo nuovo metodo di lavoro ha consentito l'avanzamento della ricerca in campi prima sconosciuti, perché si è potuto affondare l'analisi in fonti mai prima indagate. Le fonti di tipo quantitativo infatti sono state a lungo neglette da parte degli storici, perché la grande quantità di dati conservati nelle carte degli archivi generalmente scoraggiava lo storico che era abituato a lavorare da solo e a trattare le sue schede cartacee manualmente. Per grandi fonti, come il catasto fiorentino del 1427, non bastò una vita per trascrivere tutti i registri e per elaborare le informazioni raccolte (nota 1).
Sebbene la storia economica e sociale fosse necessariamente legata all'analisi della fonti quantitative, il fatto che si trattasse di fonti smisuratamente grandi, aveva scoraggiato quei ricercatori che non vedevano la conclusione del proprio lavoro in tempi ragionevolmente certi.
Tutto ciò accadeva prima dell'introduzione del calcolatore nella metodologia della ricerca storica. Infatti quando alcuni storici hanno ritenuto di poter chiedere aiuto e sostegno alle applicazioni informatiche, i risultati della ricerca iniziarono ad essere arricchiti. Non si illudevano certo che questo nuovo metodo avrebbe alleggerito il loro lavoro, ma si rendevano conto che avrebbe consentito di raggiungere risultati più sicuri, dato che trattare migliaia di dati manualmente presentava non pochi rischi di errore. Inoltre la possibilità di avere risposte immediate ai quesiti ha allargato a dismisura la possibilità di interrogare le proprie fonti dopo che erano state strutturate in banche dati informatiche. Questo elemento è stato determinante nei risultati scientifici acquisibili dalla ricerca, perché i tempi infiniti dell'interrogazione manuale delle schede cartacee o le estenuanti elaborazioni di statistiche in tabelle in cui i calcoli mostravano di aver maggior predilezione per l'errore che per l'esattezza, finivano col limitare moltissimo il numero dei quesiti. La certezza di avere risposte immediate ed esatte consentì di porre alle proprie fonti domande sempre nuove, permettendo in tal modo l'esplorazione di campi che non si sarebbe mai immaginato di esplorare all'inizio della ricerca.
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nota 1
Ci si riferisce al lavoro sul catasto fiorentino del 1427 di Elio Conti, che morì dopo aver pubblicato solo una piccola parte dei risultati che avrebbe potuto ricavare dalla mole di informazioni che pazientemente aveva raccolto (E. Conti, L'imposta diretta a Firenze nel Quattrocento (1427-1494), Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1964; E. Conti, I catasti agrari della Repubblica fiorentina e il catasto particellare toscano (sec. XIV-XIX), Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1966). Solo unendo le forze e applicando pionieristicamente le nuove tecnologie David Herlihy e Christiane Klapisch-Zuber poterono presentare i risultati della ricerca sul catasto fiorentino nel volume Les Toscans et leurs familles, Parigi 1978. Sulla stessa fonte successivamente furono eseguite altre applicazioni con programmi più efficaci, ora disponibili anche nel web della Brown University.
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