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ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA



Il ruolo fondamentale dell'analisi delle fonti

Anche la ricerca storica, nel senso più strettamente scientifico di "attività per addetti ai lavori", riceve un impulso formidabile dalle applicazioni che hanno lo scopo di comunicare la realtà fisica del passato. Infatti la necessità di ricostruire graficamente un edificio o un comparto urbano non più esistenti porta di conseguenza lo storico ad approfondire sempre più le sue ricerche, se vuole evitare lacune nelle ricostruzioni. Così, mentre se si scrive o si dice: «in piazza di Porta Ravegnana alla fine del Duecento c'erano le case con il portico di legno», può essere sufficiente, quando si disegna bisogna avere notizia anche delle altezze degli edifici, del numero delle colonne, delle aperture nei muri, del tipo di materiali. Se poi si ricostruisce tridimensionalmente bisogna anche conoscere la forma dei tetti, le parti interne e quelle cortilive, le altezze dei portici e la forma degli intradossi. Tutte queste esigenze contribuiscono in maniera determinante ad acuire la ricerca, perché costringono lo storico ad individuare nuove fonti, a cercare confronti. Ma se alla fine non sarà stato possibile ottenere le notizie che si vorrebbero avere, onestamente sarà lasciata una traccia inequivocabile di quello che è testimoniato dalle fonti e di quello che è frutto di ricostruzione ipotetica.

Nella parte di ricostruzione eseguita fino ad ora è presente anche lo stato di piazza di Porta Ravegnana al 1294, data in cui fu redatto uno dei Libri terminorum conservati presso l'Archivio di stato di Bologna (nota 1), cioè la misurazione di tutti i fronti stradali e delle parti aeree che sporgevano oltre i paletti (termini) che indicavano la linea di confine fra lo spazio pubblico della piazza e quello privato delle case. Per necessità di cose il documento riporta misure e indicazioni strutturali degli edifici, segnalando con precisione se il termine era collocato presso il gesso su cui era impostata la colonna del portico, di quanto sporgeva il lignamine grosso, cioè la trave portante il solaio del primo piano, e di quanto sporgeva la gronda, se c'erano panche addossate alle pareti o banchi di attività commerciali

Si tratta di un documento di grande rilevanza storica, perché da un punto di vista politico segna il grande impegno che l'amministrazione pubblica metteva nel difendere gli spazi pubblici dagli abusi, tanto che non si è lontani dal vero ipotizzando che si tratti di un vero e proprio condono edilizio, perché, registrando la situazione di fatto, che in quel momento era già considerata "storica", si chiudeva la partita con il passato, ma erano stati messi in atto gli strumenti per non consentire più nel futuro incongrue invasioni di spazi pubblici. Dal punto di vista delle trasformazioni storiche di quella parte della città il liber consente di individuare sufficienti elementi per realizzare una ricostruzione per ora solo schematica, ma che permette, nel confronto con la situazione dei tempi successivi già disponibile, di valutare la misura e la dimensione dell'edilizia medievale. Però per ora le case della piazza di Porta Ravegnana della fine del Duecento non hanno né porte, né finestre, né comignoli, perché nessuna fonte è stata reperita che consenta di fare una ricostruzione certa dei particolari, mentre è certissimo il posizionamento degli edifici e la loro struttura complessiva (nota 2).

Proprio per garantire il fruitore di questo prodotto sul rigore scientifico che c'è alla base di tutto, ogni edificio, ogni comparto urbano, ogni singolo elemento è accompagnato dal complesso delle fonti su cui è costruito il modello vettoriale che consente la navigazione tridimensionale, e che può essere richiamato in ogni momento del percorso (nota 3)

Un settore della storia urbana in sviluppo è quello che punta alla realizzazione di una cartografia che trasferisce su base geometrica, e quindi graficamente rappresentabile con estrema esattezza, quello che fonti descrittive o iconografia storica ci hanno tramandato.

L'uso della cartografia e dell'iconografia storica ha bisogno di un approccio particolarmente rigoroso, perché la rappresentazione che nel passato si è fatta di una città, soprattutto prima che potessero essere utilizzati i moderni sistemi di traguardo ottico e di misurazione, non è mai possibile sapere se è fedele alla realtà, e in caso di risposta affermativa, fino a che punto. Conoscere se gli autori della cartografia, fossero essi disegnatori, geografi, pittori o agronomi, siano intervenuti con la loro fantasia nella rappresentazione urbana, è sempre un elemento che frena gli entusiasmi degli storici. È un problema metodologico che non esiste se l'edilizia e l'urbanistica attuali corrispondono a quelle rappresentate, perché basta fare un rapido confronto con l'occhio. Ma quando la città attuale non corrisponde più o corrisponde solo in parte a quella rappresentata, lo storico è toccato dal dubbio sulla validità della sua fonte. Le applicazioni informatiche consentono ora (anno 2001) di valutare con precisione il livello di attendibilità di questa cartografia, confrontandola con fonti descrittive opportunamente trattate.

Questo settore della ricerca, per quello che riguarda gli strumenti applicativi, mutuò i programmi che venivano impiegati nel settore della progettazione edilizia e urbanistica, nonché delle attività degli uffici cartografici. Ma anche in questo caso fu necessario piegare macchine e programmi verso un uso più creativo di quanto la loro natura potesse inizialmente permettere




nota 1
Ne sono pervenute diverse redazioni effettuate durante il XIII secolo, rese necessarie dalle periodiche ricognizioni che venivano effettuate per verificare che i termini non fossero stati abusivamente spostati. Tali ricognizioni riguardavano gli spazi pubblici delle piazze del mercato e delle mura della città.Cfr. M. Venticelli, I Libri terminorum bolognesi, in Medieval Metropolises, cit., pp. 223-234 e trascrizione a cura della stessa autrice alle pp. 241-330.

nota 2
La ricostruzione degli edifici è georeferenziata (coordinate spaziali: latitudine, longitudine, altitudine) e si avvale dei controlli incrociati con l'applicazione delle metodologie GIS.

nota 3
Tutto il complesso delle fonti storiche accompagna la ricostruzione sia sotto forma di struttura ipertestuale, sia sotto forma di richiamo diretto che può essere effettuato da ogni singolo edificio, collegato con database relazionali, nell'ambito delle metodologie GIS.

Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Sala Bologna (appartamenti privati del papa), 1575.
Affresco di grandi dimensioni rappresentante la veduta della città di Bologna. Particolare di Piazza Maggiore.


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