a cura di Manuela Ghizzoni
|
|
La pianta prospettica di Bologna del 1575: attendibilità della fonte. Le applicazioni
L'uso della pianta prospettica nel progetto Nu.M.E.
Poiché l’obiettivo ultimo di Nu.M.E. è quindi quello di “mostrare” la città storica, piuttosto che descriverla, si è ritenuto che una fonte iconografica come la veduta vaticana potesse essere di grande aiuto in questo senso. Ma al contempo era chiaro che, per potere utilizzare quel prodotto artistico ai fini dell’indagine storica, fosse necessario valutarne in prima istanza l’attendibilità, o meglio valutare se essa fosse una trasposizione del reale oppure una raffigurazione pittorica di puro ingegno.
A tal fine la pianta è stata sottoposta a 'prove' ed indagini che ne hanno testato scientificamente il grado di adesione al reale. La verifica della sua attendibilità è stata svolta percorrendo due diverse strade, che hanno tenuto conto del modo in cui la pianta prospettica fu realizzata.
Prove per valutare l'attendibilità della fonte: Confronto con l'esistente
Innanzitutto ci si è dedicati all’analisi dei prospetti degli edifici, disegnati in assonometria: per valutarne il grado di adesione al reale è stato fondamentale il ricorso al confronto diretto tra gli elementi dipinti e quelli ancora esistenti o per i quali sono state reperite fonti che li hanno descritti con precisione prima della loro eventuale distruzione o trasformazione. Il risultato di questo filone di indagine è stato comunque soddisfacente, nel senso che sono state rintracciate molte corrispondenze; gli interventi veramente fantasiosi sono invece stati limitati a situazioni circoscritte, e per quanto riguarda gli interventi “personali” del pittore si è ritenuto che essi siano rientrati nei limiti dell’omologazione agli elementi edilizi ed architettonici tipicamente locali. Questo significa che l’immagine proposta nella pianta prospettica forse non corrisponde esattamente alla Bologna reale né ci si aspettava che lo fosse, dato che anche una fotografia è il frutto di un’interpretazione ma di certo è “verosimigliante”, in sintonia con l’obiettivo assunto dai ritratti di città dell’epoca.
Prove per valutare l'attendibilità della fonte: Confronto con la pianta del 1715
Considerate le capacità delle rilevazioni topografiche del tempo, è assai probabile che il modello sul quale lavorò il pittore fosse una rilevazione di tipo non geometrico, vale a dire uno schema nel quale fosse riprodotto lo sviluppo lineare della città. Il che significa che l'autore, per la raffigurazione pittorica degli isolati bolognesi, forse non disponeva di riferimenti certi per la determinazione delle angolazioni, mentre per le distanze poteva affidarsi a quelle contenute nel modello.
Ne deriva che è la sequenza degli oggetti rappresentati - cioè i fronti stradali visibili degli edifici - ad assumere un ruolo fondamentale nell'esame della fonte. L'attendibilità di questa iconografia storica va quindi misurata tenendo come parametro lo sviluppo lineare, che diventa l'elemento per calcolare quanto le dimensioni degli oggetti rappresentati si discostarono da quelle reali.
Per verificare quiandi l’attendibilità della struttura urbana, dell’organizzazione in isolati e del sistema delle direttrici - in assenza del perduto schema preparatorio - ci si è affidati al confronto della pianta prospettica con una meta-pianta, realizzata nell'ambito delle ricerche per l'Atlante Storico di Bologna (voll. 4, a cura di F. Bocchi, Bologna 1998-99). Si tratta di una pianta con lo stesso valore di un rilievo topografico, perché ottenuta sulla base dell’elaborazione computerizzata del Campione delle strade del 1715 (A.S.Bo., Assunteria d'Ornato).
Il Campione è un documento fiscale descrittivo redatto per ripartire le spese di manutenzione e livellamento delle strade.
In esso vennero registrati, tra l'altro, tutti i proprietari degli edifici fronteggianti le strade pubbliche della città, la dimensione dei fronti stradali e la superficie di selciato la cui manutenzione spettava al proprietario dell'immobile. Si tratta quindi di lunghi elenchi sistematici, in pratica di serie lineari delle larghezze degli oggetti posti strada per strada.
Tutte le informazioni vennero riportate in un data-base, che contò più di 6000 record. I dati numerici desunti dal database furono convertiti in forma geometrica ed elaborati graficamente alla stessa scala del catasto geometrico d'impianto della fine dell'Ottocento.Il procedimento adottato consentì di ottenere una nuova pianta che raffigura la distribuzione della proprietà urbana, le strade e gli spazi pubblici al 1715 ( nota1).
Scala di compressione nella zona nord-occidentale, attraversata dal Canale di Reno:
in blu, compressione del 30 %
in giallo, compressione del 20 %
in rosso, espansione del 10 %
Applicazioni
Dopo il confronto delle lunghezze stradali si è proceduto con quello dei fronti stradali dei singoli isolati posti lungo la direttrice viaria est - ovest, che attraversava centralmente la città.
Benché le fonti siano di epoche diverse, il confronto tra la veduta vaticana (1575) e la pianta del 1715 evidenzia una sostanziale coincidenza dei confini degli edifici. Tale corrispondenza testimonia che l'autore dell'affresco aveva una conoscenza precisa della struttura urbana della città e che la traspose nella propria opera d'arte.
Quanto illustrato fino ad ora dimostra come l'affresco di Bologna possa essere considerato una fonte sostanzialmente sicura per la realizzazione della ricostruzione virtuale della città. Prima di realizzare i modelli in formato Cad e VRML (si vedano le pagine sulla navigazione virtuale), si è ritenuto opportuno anticipare il risultato solo su alcuni edifici attraverso l'applicazione di un software (MetaCreations - Canoma) per la visualizzazione tridimensionale di oggetti fotografati o disegnati con rilievo geometrico. Alla pianta vaticana - realizzazione pittorica di un artista - è stato applicato il software in parola, 'forzandone' però le originarie caratteristiche e potenzialità: ne è stato ottenuto un breve filmato (realizzato da Stefano Dalzini), che riguarda il cuore di Bologna, cioè l'area della cattedrale di S. Pietro, Piazza Maggiore e l'antica Via Emilia.
|
|
|
Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Pianta prospettica della città, 1575
Campione delle strade del 1715 (A.S.Bo., Assunteria d'Ornato)
nota1
La pianta ticostruita dulla base della descrizione del campione, è stata elaborata da Fernando Lugli. E' pubblicata in "Bologna, Atlante storico delle città italiane, IV, Bologna 1998, pp. 12-14
Bibliografia essenziale
A. M. TAIA, Descrizione del Palazzo Apostolico Vaticano..., Roma 1750.
G. P. CHATTARD, Nuova descrizione del Vaticano o sia della sacrosanta basilica di S. Pietro..., I-III, Roma 1762-1767.
G. B. COMELLI, Piante e vedute della città di Bologna, Bologna 1914.
R. ALMAGIÀ, Le pitture murali della Galleria delle carte geografiche, «Monumenta Cartografica Vaticana», III, Città del Vaticano 1952.
R. ALMAGIÀ, Le pitture geografiche murali della Terza Loggia, «Monumenta Cartografica Vaticana», IV, Città del Vaticano 1955.
R. ROLI, I quadri e i dipinti murali degli altari dal Cinquecento all'Ottocento, in Il tempio di San Giacomo Maggiore in Bologna, Bologna 1967, pp.164-168.
G. RICCI, Bologna, Roma-Bari 1980.
G. RICCI, Città murata e illusione olografica. Bologna e altri luoghi (secoli XVI-XVIII), in La città e le mura, a cura di C. De Seta e J. Le Goff, Roma-Bari, 1989, pp. 265-290.
J. SCHULZ, La cartografia tra scienza e arte. Carte e cartografi nel Rinascimento italiano, Modena 1990.
M. SERLUPI CRESCENZI, La Sala Bologna, in Il Palazzo apostolico vaticano, a cura di C. Pietrangeli, Firenze 1992, pp. 154-155.
La Galleria delle Carte geografiche in Vaticano, «Mirabilia Italiae», 3 voll., 1993-1994.
A. PINELLI, Il «bellissimo spasseggio» di papa Gregorio XIII Boncompagni, in La Galleria delle Carte geografiche in Vaticano, cit., vol. Testi, pp. 9-71.
L. GAMBI, Egnazio Danti e la Galleria delle Carte geografiche, in La Galleria delle Carte geografiche in Vaticano, cit., vol. Testi, pp. 83-96.
M. MILANESI, Le ragioni del ciclo delle carte geografiche, in La Galleria delle Carte geografiche in Vaticano, cit., vol. Testi, pp. 97-123.
G. CORNINI, A. M. DE STROBEL, M. SERLUPI CRESCENZI, Il Cinquecento - Gli affreschi, in C. PIETRANGELI, I dipinti del Vaticano, Udine 1996, pp. 265 - 281.
C. DE ANGELIS, L'affresco vaticano: la più antica rappresentazione della città, in R. DONDARINI E C. DE ANGELIS, Bologna. Da una crisi all'altra, 2 Emilia-Romagna, «Atlante storico delle città italiane», vol. III, 1997, p. 107.
F. LUGLI, L'affresco vaticano: un metodo di utilizzazione, in R. DONDARINI E C. DE ANGELIS, Bologna. Da una crisi all'altra, cit., p. 110.
F. LUGLI, Metodologia della cartografia digitalizzata, in Medieval Metropolisis Metropoli medievali, a cura di F. Bocchi, Atti del Congresso dell'Atlas Working Group della Commissione Internazione per la storia delle città (Bologna 8-10 maggio 1997), Bologna 1999, pp. 127-140.
|
|